LO STRANO CASO DI “DON PENDIÀNA”

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LO STRANO CASO DI “DON PENDIÀNA”
di Cesare Farinelli

In passato a Valeggio si tenevano quattro fiere annuali:
DI MEZZA QUARESIMA (3 gg a MARZO)
LA SAGRA DI SAN PIETRO (3 gg a LUGLIO)
L’ULTIMA DOMENICA DELL’ANNO AGRARIO (1 g a OTTOBRE)
SANT’ANDREA (3 gg a NOVEMBRE)

La fiera di MEZZA QUARESIMA era la più rilevante per l’economia locale perché era tutta dedicata al bestiame. Quella di San Pietro rimase l’unico evento fieristico dopo la seconda guerra mondiale.
Negli anni Trenta del secolo scorso un Caffè valeggiano era gestito in Piazza Carlo Alberto, al numero 38, dalle sorelle Guerrina e Giuseppa Vidali. La voce popolare chiamava l’esercizio: «L’OSTARÌA DE LE PENDIÀNE». Il soprannome derivava dal fratello, il sacerdote don Luigi, da tutti chiamato “DON PENDIÀNA”, per storpiatura dell’intercalare da lui molto spesso usato: «PER DIANA!».
Don Vidali era nato in Valeggio il 28 marzo 1855, figlio di Alessandro e di Teresa Murari. Fu consacrato sacerdote il 13 agosto 1882 dal vescovo di Verona Luigi di Canossa. Inizialmente fu cooperatore dal 1884 al 1886 in Tarmassia di Isola della Scala; poi a Porto di Legnago dal 1895 al 1896; cappellano a Volón di Zevio dal 1900 al 1902; infine, confessore e cappellano in Valeggio dal 1902 alla morte.
L’87enne sacerdote spirò alle ore 8,30 di domenica 8 marzo 1942, come risulta dalla denuncia presentata all’ufficio anagrafe, alle ore 11 dello stesso giorno, dal 24enne maestro Nello Boschetto.
Nonostante il tempo di guerra, dal 7 al 9 marzo del 1942 in Valeggio si teneva la più importante delle fiere annuali, quella di Mezza Quaresima appunto. Non solo, ma in Verona era in corso anche la FIERA CAVALLI (dal 2 al 16 marzo).
Quel sabato di marzo assumeva una particolare rilevanza anche per l’usuale mercato settimanale che attirava molta gente nella piazza centrale, dove apriva i battenti l’Osteria delle Pendiàne.
La concomitanza degli eventi e le ristrettezze del periodo bellico, davano una particolare significato a questo giorno, durante il quale il sicuro arrivo di molti avventori avrebbe garantito una sostanziosa e forse la più cospicua entrata dell’anno per il Caffè-Offelleria delle sorelle Vidali.
A complicare le cose, nei giorni successivi alla fiera, si diffuse la voce che “Don Pendiàna” non era morto alla domenica, ma due o tre giorni prima di quel sabato tanto atteso dalle sorelle: le quali, per salvarne il vitale e irrinunciabile incasso, avrebbero deciso di posticipare la denuncia del decesso sperando che, con un po’ di fortuna, nessuno se ne sarebbe accorto.
Per attuare il loro disegno, sembra che abbiano conservato il corpo del caro estinto adagiato su delle verghe di ghiaccio, sopra un tavolo in una stanza secondaria dell’osteria, ricoperto pietosamente con una coperta.
Il ghiaccio lo avevano acquistato dal vicino fabbricante valeggiano Tolotto Giacomo per gli usi della loro attività ma, le solite malelingue, insinuarono che le “inarrestabili” sorelle non si fossero limitate a mantenere “al fresco” il fratello, ma avessero continuato a raschiare, da sotto la salma, il ghiaccio necessario per soddisfare le richieste dei loro clienti durante quel “terribile” sabato di fiera.
Finalmente, il giorno dopo, domenica 8 marzo, inviarono il giovane maestro Boschetto a denunciare “l’improvviso” decesso dell’amato fratello; naturalmente, non prima di averlo nottetempo decongelato e ricomposto nel suo letto rivestito con i paramenti sacerdotali!
Come ultimo atto, in quella fatale mattina, le due sorelle in lacrime appesero alla porta dell’osteria il cartello “CHIUSO PER LUTTO”…

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LO STRANO CASO DI “DON PENDIÀNA”
di Cesare Farinelli
 
In passato a Valeggio si tenevano quattro fiere annuali:
DI MEZZA QUARESIMA (3 gg a MARZO)
LA SAGRA DI SAN PIETRO (3 gg a LUGLIO)
L’ULTIMA DOMENICA DELL’ANNO AGRARIO (1 g a OTTOBRE)
SANT’ANDREA (3 gg a NOVEMBRE)
 
La fiera di MEZZA QUARESIMA era la più rilevante per l’economia locale perché era tutta dedicata al bestiame. Quella di San Pietro rimase l’unico evento fieristico dopo la seconda guerra mondiale.
Negli anni Trenta del secolo scorso un Caffè valeggiano era gestito in Piazza Carlo Alberto, al numero 38, dalle sorelle Guerrina e Giuseppa Vidali. La voce popolare chiamava l’esercizio: «L’OSTARÌA DE LE PENDIÀNE». Il soprannome derivava dal fratello, il sacerdote don Luigi, da tutti chiamato “DON PENDIÀNA”, per storpiatura dell’intercalare da lui molto spesso usato: «PER DIANA!».
Don Vidali era nato in Valeggio il 28 marzo 1855, figlio di Alessandro e di Teresa Murari. Fu consacrato sacerdote il 13 agosto 1882 dal vescovo di Verona Luigi di Canossa. Inizialmente fu cooperatore dal 1884 al 1886 in Tarmassia di Isola della Scala; poi a Porto di Legnago dal 1895 al 1896; cappellano a Volón di Zevio dal 1900 al 1902; infine, confessore e cappellano in Valeggio dal 1902 alla morte.
L’87enne sacerdote spirò alle ore 8,30 di domenica 8 marzo 1942, come risulta dalla denuncia presentata all’ufficio anagrafe, alle ore 11 dello stesso giorno, dal 24enne maestro Nello Boschetto. 
Nonostante il tempo di guerra, dal 7 al 9 marzo del 1942 in Valeggio si teneva la più importante delle fiere annuali, quella di Mezza Quaresima appunto. Non solo, ma in Verona era in corso anche la FIERA CAVALLI (dal 2 al 16 marzo).
Quel sabato di marzo assumeva una particolare rilevanza anche per l’usuale mercato settimanale che attirava molta gente nella piazza centrale, dove apriva i battenti l’Osteria delle Pendiàne. 
La concomitanza degli eventi e le ristrettezze del periodo bellico, davano una particolare significato a questo giorno, durante il quale il sicuro arrivo di molti avventori avrebbe garantito una sostanziosa e forse la più cospicua entrata dell’anno per il Caffè-Offelleria delle sorelle Vidali. 
A complicare le cose, nei giorni successivi alla fiera, si diffuse la voce che “Don Pendiàna” non era morto alla domenica, ma due  o tre giorni prima di quel sabato tanto atteso dalle sorelle: le quali, per salvarne il vitale e irrinunciabile incasso, avrebbero deciso di posticipare la denuncia del decesso sperando che, con un po’ di fortuna, nessuno se ne sarebbe accorto.
Per attuare il loro disegno, sembra che abbiano conservato il corpo del caro estinto adagiato su delle verghe di ghiaccio, sopra un tavolo in una stanza secondaria dell’osteria, ricoperto pietosamente con una coperta.
Il ghiaccio lo avevano acquistato dal vicino fabbricante valeggiano Tolotto Giacomo per gli usi della loro attività ma, le solite malelingue, insinuarono che le “inarrestabili” sorelle non si fossero limitate a mantenere “al fresco” il fratello, ma avessero continuato a raschiare, da sotto la salma, il ghiaccio necessario per soddisfare le richieste dei loro clienti durante quel “terribile” sabato di fiera.
Finalmente, il giorno dopo, domenica 8 marzo, inviarono il giovane maestro Boschetto a denunciare “l’improvviso” decesso dell’amato fratello; naturalmente, non prima di averlo nottetempo decongelato e ricomposto nel suo letto rivestito con i paramenti sacerdotali!
Come ultimo atto, in quella fatale mattina, le due sorelle in lacrime appesero alla porta dell’osteria il cartello “CHIUSO PER LUTTO”…
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