Perché Santa Concordia a Borghetto?

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PERCHÉ SANTA CONCORDIA A BORGHETTO?
di Cesare Farinelli

Sull’altare maggiore della chiesa di San Marco spiccano tre bianche statue in pietra gallina, un tipo di tufo calcareo facilmente lavorabile, proveniente dalle storiche cave veronesi di Avesa. Il nome della pietra deriva dal più importante centro di estrazione localizzato in Val Gallina, nel bellunese.

Al centro San Marco, a sinistra San Barnaba e, sulla destra, Santa Concordia. Se per i primi due personaggi non ci sono difficoltà teologiche interpretative, per Santa Concordia invece non è facile giustificarne la presenza e, soprattutto, il rilievo datole: una santa, pressoché sconosciuta, parificata in effige a un Apostolo e a un Evangelista!
L’altare è stato eretto nel 1809, essendo rettore della chiesa don Giuseppe Ogheri (1756-1824), valente sacerdote valeggiano, che lo acquistò dalla sconsacrata chiesa di Sant’Alessio in Verona. Le tre statue furono aggiunte su iniziativa dello stesso presbitero.

Benemerenze di un rettore:
Don Giuseppe Ogheri, sacerdote piissimo ed oratore distinto, fu per 44 anni Rettore di questa Chiesa che restaurò e dotò del suo; Nel 1809, fece erigere l’altare maggiore in marmo. Nelle guerre devastatrici del 1796, 1800, 1814, fu scudo e conforto a quelli di Borghetto, che ne piansero a lungo la perdita. Morì in età di 68 anni, il 26 Luglio 1824. Si può ben dire che spese tutta la sua vita sacerdotale per il bene di questa popolazione. Molto probabilmente, fu sepolto nel Sagrato, davanti alla Chiesa da lui curata con amore veramente paterno. L’Arciprete registrandone il decesso, scriveva che disimpegnò il suo ufficio con fermezza e fedeltà ed invocava l’aiuto delle sue preghiere. La sua lapide con bella epigrafe latina si conserva nel Cimitero vecchio.
(L. DALL’AGNOLA: Borghetto sul Mincio e la sua chiesa, Verona, 1935).

L’analisi delle fonti ha evidenziato lo scarso culto che ha avuto Santa Concordia, nonché le sue esigue e confuse note biografiche. Sembra che fosse la nutrice di sant’Ippolito, con il quale fu martirizzata in Roma attorno all’anno 354, sotto l’imperatore Publio Licinio Valeriano.
I suoi resti sono conservati nella chiesa di Ponzano Superiore, un piccolo centro inerpicato sui fianchi appenninici della valle del Magra, provincia della Spezia. È ricordata nella chiesa di San Paolo in Concordia sulla Secchia (Modena), ma il toponimo è più antico della costruzione del suo altare. Nessun legame nemmeno con Concordia Sagittaria, cittadina veneta il cui nome è di origine latina.

Borghetto all’inizio del XIX secolo contava circa 500 anime, la posa dell’altare maggiore fu l’atto conclusivo dei lunghi lavori di rifacimento in stile neoclassico dell’edificio sacro, iniziati alla metà del XVIII secolo. Forse, i tempi difficili e i dissidi (ce ne furono anche per la coeva fabbrica della chiesa di Valeggio) fra rettore, fabbriceri, oblatori e fedeli sconvolsero la tranquilla vita del borgo. Questo rende plausibile la scelta di Don Ogheri di collocare sull’altare, in primissimo piano, santa Concordia perché con la sua intercessione si placassero gli animi turbolenti e si ritrovasse la serenità perduta. Concordia ha nel nome la giustificazione del suo patronato: armonia, unità, pace; etimologicamente concordia deriva dal latino cum “con” e cor, cordis “cuore”, ad indicare proprio l’unione simbolica dei cuori.

Anche il cambiamento di dedicazione della chiesa, imposto probabilmente dall’alto sul finire del XVI secolo, non è mai stato accettato dai fedeli, poiché fino dalle origini l’edificio era consacrato a santa Maria della Mason o del Tempio. Prova ne sia che la stessa ricorrenza marciana del 25 aprile non ha mai scalzato la sentita festa patronale del 25 marzo dedicata all’Annunciazione.
La millenaria devozione alla Madonna ha tenacemente superato le tante traversie della storia e del tempo, e ancora oggi, una venerata effigie mariana è chiamata il “Tesoro dei Borghettesi”.

Quindi, allo scopo di ritrovare la pace sociale Santa Concordia ha trovato il suo posto nella chiesa di Borghetto; non sappiamo se “l’intercessione” abbia funzionato, di sicuro l’imponenza della statua e l’intelligenza di Don Ogheri qualche risultato positivo lo avranno certamente ottenuto.

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