ππππππ ππππ: πππππππ π ππππππ
di Cesare Farinelli
Grazie al libro di Don Andrea Carpani del 1843: βI francesi che passano il Mincio, ossia il Natale del 1800 in Valeggioβ, possiamo rivivere uno dei piΓΉ tragici Natali vissuti dai nostri avi. Lβabate Carpani a soli 11 anni fu testimone dei cruenti eventi e per questo ha citato Virgilio:
πΈπΓ¦πππ ππππ πππππππππ πππ
π, ππ ππππππ ππππ πππππ πππ
(Vidi tante cose orribili, e in molte di esse ebbi una parte importante).
Gli scontri fra Austriaci e Repubblicani francesi, iniziati nella primavera del 1800 durante la seconda campagna dβItalia, il 25 dicembre avevano raggiunto il Mincio e trasformato Valeggio in un campo di battaglia. Le abitazioni erano state danneggiate dalle cannonate a mitraglia, ovunque morti e feriti molti dei quali agonizzanti. Da ogni parte rovine, incendi, carri sfasciati, equipaggiamenti e armi abbandonate, carcasse di cavalli e la popolazione terrorizzata rifugiata nelle cantine. CiΓ² che aumentava lβatrocitΓ dello spettacolo, rivela Carpani, era la vista dei cadaveri travolti dalle zampe dei cavalli o calpestati dagli stessi commilitoni durante i combattimenti. Questo era lβaspetto del nostro paese mentre scendeva la sera di quel Natale. Per il nuovo calendario francese era il 4 Nevoso dell’Anno IX della Rivoluzione.
Le ore successive furono anche piΓΉ tragiche perchΓ© i nostri avi dovettero subire un devastante saccheggio da parte dei transalpini.
Β«πβπππ ππππππ πππππππ ππππππππ πππππππππππ π ππππππ πππ ππ πππ ππβ ππππππππππππ, π πππππ ππ πππππΒ».
Alcuni soldati, dopo i combattimenti, entrarono in una casupola di via Bastia, abbattendo a calci il vecchio uscio. Nella buia stanza, su un letto giaceva una misera anziana che viveva di filatura e di elemosine. Non scoprendo niente che valesse la pena di essere rubato, decisero di sfogarsi sulla donna. Trovata sulla stufa una pentola con del vischioso mosto dβuva, chiamato Vincotto, lo spalmarono sul corpo denudato della povera donna, cospargendola poi con le piume tolte da un cuscino. Non contenti, legarono una corda al collo della malcapitata e schiamazzando al suono di un tamburo la trascinarono terrorizzata per le vie del paese.
πππ πππππππππ πππππ ππ ππππππππ
Giunta la notte, autorizzati da Brune, i soldati francesi si avventarono urlando contro le abitazioni, sfondando le porte a colpi di ascia e dilagando allβinterno in cerca di oggetti di valore e vettovaglie da asportare. Poi, scesero nelle cantine, sturarono le botti e tracannarono quanto piΓΉ vino potevano, la maggior parte del quale andava poi disperso. Il tutto, mentre i disperati abitanti non sapevano piΓΉ dove rifugiarsi, tanto che alcune donne fuggirono urlando sui tetti per sottrarsi alla brutalitΓ della soldataglia. LβAbate ricorda anche i tremendi momenti durante i quali alcuni francesi tentarono di fare violenza a sua madre, Agata Bonfilio, salvata solo dallβimprovviso intervento di un Dragone della Regina, che a colpi di sciabola riuscΓ¬ a liberarla. Lβautore non rivela la vera identitΓ di questo provvidenziale personaggio, precisa solo che era un valeggiano loro conoscente, da molti anni assente dal paese, e nessuno sapeva che si fosse arruolato nellβesercito transalpino. Finalmente, verso le due di notte, sazi delle nefandezze compiute, del bottino raccolto e del vino bevuto, i militari si ritirarono verso il campo che era stato allestito nella zona: Β«…appena fuori del paese, detta volgarmente in contado anche al dΓ¬ d’oggi La Crocetta, oppure San GiorgioΒ», cioΓ¨ in fondo alla Contrada CrosΓ gna, sulla strada verso Castelnuovo, oggi via Cavour.
ππ ππππππ ππ πππππ ππππ
πππ
Un sole pallido e nebbioso sorse quel venerdΓ¬ 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, illuminando un paese devastato, deserto e avvolto in un irreale silenzio di morte. Solo la vecchia torre continuava a battere le ore confortando con i suoi rintocchi i poveri valeggiani. Passato il mezzogiorno, i piΓΉ coraggiosi cominciarono a uscire dalle case per cercare parenti e amici, per trovare aiuto e consolazione, per procacciarsi acqua da bere dai pozzi e qualcosa da mangiare poichΓ© non cβera piΓΉ niente nelle case, tutto era stato distrutto e rubato dai francesi. Carpani in poche righe rende tutta la drammaticitΓ del momento:
Β«… πππ ππ πππππ π ππ πππππππ π
ππππ πππππππππ πππ, π πππ ππππΜ π
πππ πππ ππ πππ
ππππππ π
ππ ππππππ π
ππ πππππ π
ππππππ πππππ πππππ ππ πππππ, π ππ πππππ π
ππ πππππππ, π
ππ πππππππ, π π
ππ ππππ ππππππππππ, πππππππ πππ π
ππ πΉπππππππππππ, πππ π’πππππππ ππππππππ ππ πππππ, π ππππππ π
π ππππππ πππππ ππππ
πππππ ππ πππππππ ππππππ π
π ππππππππ, πππ, πππππππ πππππ πππππ, πππππ πππππππ, πππππ ππππππ π
π ππππππ πππππ, π πππππ ππππ
ππππππ π
π ππππ, πππππΜ π
π ππππππππππβ¦ Β».
Lentamente, i circa 4.600 valeggiani tornarono faticosamente alla normalitΓ , raccogliendo nelle strade decine di cadaveri per seppellirli in fosse comuni scavate nelle campagne; curando i feriti, cercando di aggiustare quanto era stato rotto e distrutto nelle abitazioni, riorganizzando al meglio la vita comunitaria, consolandosi solo di essere sopravvissuti alla selvaggia violenza della guerra.
Quando, durante queste Feste, attorno alle nostre tranquille tavole imbandite affetteremo i pandori e berremo calici di vino, leviamo un pensiero anche a quello che fu il peggior Natale mai vissuto dai valeggiani.
πΉπ¦π π βππ₯πππ.
